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che questo scandalo non avrebbe prodotto soltanto il fallimento d’una Banca, ma anche il fallimento della coscienza del paese. L’appoggio del Governo alla sua rielezione, non ostante che Francesco D’Atri fosse al potere, e l’appoggio alla candidatura di Roberto Auriti lo raffermavano in quella fiducia. Prima di partire da Roma, aveva promesso a Roberto di venire a Girgenti a sostenerlo nella lotta: chiamato in fretta in furia dal telegramma del Verònica, era accorso, e subito s’era reso conto delle condizioni difficilissime in cui Roberto si trovava di fronte a gli avversarii, aggravate ora, per giunta, da quel duello.

Avrebbe fatto di tutto per liberar Roberto dalle tante angustie da cui lo vedeva oppresso, per tirarlo su a respirare un’altra aria, per innalzarlo a quel posto di cui lo sapeva meritevole per le doti della mente e del cuore, per tutto ciò che aveva fatto in gioventù; ma da che aveva posto il piede nella casa di lui, a Girgenti, e conosciuto la madre e la sorella, s’era sentito cascar le braccia; d’un subito gli era apparsa chiara la ragione per cui l’Auriti era nella vita uno sconfitto.

Un reclusorio gli era sembrata quella casa! Ma possibile che due creature umane si fossero adattate a trascinar l’esistenza in quella cupa ombra di tedio amaro e sdegnoso? che si fossero fatto un così tetro, orrido concetto della vita?

Non aveva saputo resistere alla tentazione di muoverne il discorso alla madre, con la speranza di scuoterla un po’.

— Ma se la vita è una piuma, donna Caterina! Un soffio, e via.... Lei vuol dar peso a una piuma?

— Voglio, caro Selmi? — gli aveva risposto donna Caterina. — Non l’ho voluto io.... Per voi la vita