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tanti torti, tanti errori, non potevano, secondo lui nè offendere nè offuscare, gli cagionava dispetto. Egli sentiva, sapeva che qnel sorriso avrebbe voluto nascondere un marcio insanabile, per una pietà mal’intesa. Ma perchè invece di nasconderlo, non lo scopriva zio Roberto quei marcio, come la nonna, come qua in casa del Pigna, i suoi compagni, tutti i giovani? In un modo, però, questi lo scoprivano, che gli faceva nausea e stizza. Quelli che avevano operato, combattuto e sofferto, quelli si avrebbero dovuto gridar forte contro tante colpe e tante miserie e domandar giustizia e vendetta in nome dell’opera loro e del loro sangue e delle loro sofferenze; non questi che nulla avevano fatto, che nulla dimostravano di saper fare, altro che chiacchiere per passatempo, e metter tutti in un fascio gli onesti e i disonesti, suo zio coi mestatori e gl’intriganti, coi tanti patrioti per burla o per tornaconto!

Non questa ingiustizia soltanto, però, rendeva avverso Antonio Del Re ai suoi compagni. Educato alla scuola d’un dolor cupo e fioro, che sdegnava di sfogarsi a parole, d’una rinunzia ancor più fiera, che sdegnava ogni bassa invidia, se egli si fosse gettato nella lotta, spezzando ogni legame ideale coi suoi, non avrebbe nè proferito una parola, nè cercato compagni: a testa bassa, coi denti serrati e la mano armata, subito all’atto si sarebbe avventato. Quelli invece eran lì per ciarlare, lì per spassarsi con le figlie del Pigna.

Non avrebbe voluto riconoscere Antonio Del Re che la sua avversione e il suo sdegno erano in gran parte gelosia feroce.

Con lo stesso ardor chiuso, con cui si sarebbe lanciato a un’azione violenta, egli s’era innamorato perdutamente di Celsina, fin dal primo giorno che que-