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— Ah, la conferenza? E che fa? Ah, già.... Ma scusate tanto, don Nino mio! A voi non brucia! Voi ora ve n’andate a Roma con vostro zio, a seguitare gli studii, nella bella città; andate a sedere a tavola a pappa scodellata; tasse, libri, tutto pagato.... Ma pensate, Cristo di Dio, che anche mia figlia qua.... Ve l’immaginate come le deve ribollire il sangue, povera figlia mia, pensando che ha fatto tanto, stentato tanto, per niente? che deve finir così tutto il suo amore per lo studio, tutta la sua smania di riuscire? Lasciatela sfogare! lasciatela sfogare! Dovrebbe dar fuoco a tutto il paese! Vorreste metterle la museruola, per giunta? E con quale diritto, scusate? Che fate, che potete far voi per lei? Se non me ne vado, schiatto....
Scappò via, anche lui, infuriato, per la scaletta di legno.
Antonio Del Re era ritornato presso la vetrata a guardar fuori. Mita e Annicchia seguitarono a lavorare in silenzio, a testa bassa. In quel silenzio tutti e tre avvertirono l’affanno del proprio respiro, che palesava a loro stessi l’interno cordoglio, esasperato dal pensiero di non poter opporsi a quello stato di cose contrario alla loro natura, ai loro affetti, alle loro aspirazioni.
11 più combattuto era Antonio Del Re. Tutta la cupa amarezza della nonna gli s’era trasfusa, sin dall’infanzia, nel sangue, e glielo aveva avvelenato; la tenerezza quasi morbosa, piena di palpiti e di sgomento, della madre gli dava pena e fastidio, un’angustia che lo avviliva; la remissione dello zio, sopraffatto dalle tristi vicende, rimasto indietro, pur avendo corso da giovinetto con tanta fiamma e tanto ardire, e che tuttavia non voleva parer vinto e sorrideva per mostrar fiducia ancora in un ideale che