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assistere alla prova generale della conferenza di Celsina, ecco.

— E Mita e Annicchia, al solito.... — aggiunse Tina, tutta scarmigliata.

— Smorfie! — ripetè Lilla.

— Non vogliono scendere; e lasciatele stare! — disse Celsina, dalla soglia. — Loro sono le formiche, si sa, io la cicala. Andiamo, andiamo giù, e basta!

Pigna guardò le due figlie Mita e Annicchia rimaste sedute, tutt’e due vestite di nero, pallido in volto e con gli occhi dolenti; poi guardò Antonio Del Re, rimasto anch’egli seduto, torbido in faccia, con un gomito appoggiato sul ginocchio e le unghie tra i denti.

— Andate, andate, — disse a quelli che già si disponevano a scendere dietro Celsina nella stanza terrena. — Ora vengo.... Debbo dire una parola a don Nino Del Re.

— Nient’affatto! — gridò Celsina, risalendo gli scalini della scaletta di legno e ripresentandosi tutta vibrante su la soglia. — Te lo proibisco, papà! A Nino ho parlato io, e basta! Vieni giù!

— Va bene, va bene, — disse il Pigna. — Che furia! Debbo tenergli un altro discorsetto io.... Piano piano....

Antonio Del Re si sgruppò, scattò in piedi per un improvviso ribollimento di sdegno; ma, subito pentito della risoluzione d’andarsene, restò lì, cercando soltanto con gli occhi, in giro per la stanza, il cappello.

— Uh, santo Dio, come fate presto a pigliar ombra anche voi! Non vi precipitate! — esclamò Nocio Pigna.

— Ma no! ma lascialo andare, se vuole andarsene! — soggiunse aizzosa Celsina. — Mi fa un gran piacere, già gliel’ho detto! Anzi, aspetta....