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— Piano! Mi stordite! Parli uno!

— Mita e Annicchia, al solito! — strillò Tina.

— Smorfie! — aggiunse Lilla.

Ed Emanuele Garofalo, il gigante, scotendo le braccia levate, con voce da cannone:

— Tutti giù! tutti giù!

— S’imponga l’autorità paterna! — saltò a dire Mondino Miccichè, facendo il mulinello in aria col bastoncino.

— Non capisco nulla! Zitti! — urlò Nocio Pigna.

Tacquero tutti; ma subito, nel silenzio sopravvenuto, sonò un: “Mammalucco!„ rivolto da Celsina ad Antonio Del Re con tale espressione di rabbia concentrata, che le risa si levarono fragorose.

Celsina si fece innanzi, snella su i fianchi procaci, col seno colmo in sussulto, il bruno volto in fiamme e gli occhi sfavillanti. In mezzo a tutte quelle risa, l’espressione di fierissima stizza accennò in un baleno di scomporsi, le labbra di fuoco le si atteggiarono per un momento a un riso involontario, ma subito ella si riprese e gridò imperiosamente e con sprezzo:

— Andiamo! andiamo! andiamo! Chi vuol sentire, senta! Chi non vuol sentire.... me n’importa un corno!

— Insomma, — gemette Nocio Pigna, raggruppando le dita delle due mani e giungendole per le punte, — posso sapere che diavolo è avvenuto? — E subito aggiunse, sbarrando gli occhi: — Ma parli uno!

Parlò Rocco Ventura, piccolo e tondo, col naso a pallottola in su e due baffetti spelati che gli cominciavano agli angoli della bocca e subito finivano lì, come due virgolette:

— Niente, — disse, — proponevamo semplicemente di scendere tutti giù, nella stanza a pianterreno, per