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questo per giunta, che l’ajuto dato a lui era misero, in fondo, e per meschine, infime necessità, mentre l’ajuto ch’egli dava a gli altri, l’opera ch’egli metteva, era grande e per necessità superiori. Facile, comoda, quest’opera? Ah, sì, tutta rose, difatti! Ma scalmanarsi da mane a sera, correr di qua e di là con quelle belle cianche che Dio gli aveva date, perderci la voce, sprecarci il fiato, ognuno poteva immaginare che bel piacere dovesse essere!
Come una rocca assediata, che di tutto ciò che aveva dentro si fosse fatto arma e puntello per resistere a gli assalti di fuori, e dentro fosse rimasta vuota, Nocio Pigna aveva posto avanti e dietro e tutt’intorno a sè ragioni e sentimenti, tutte le sue disgrazie, com’armi di difesa contro a quelli che lavoravano accanitamente per levargli ogni credito. Più parlava e più le sue stesse parole accrescevano la sua persuasione e la passione sua. Ma a furia di ripetere sempre le medesime cose, col medesimo giro, queste alla fine gli s’erano fissate in una forma, che aveva perduto ogni efficacia; gli s’erano, per dir così, impostate su le labbra, come bocche di fuoco, che non mandavano più fuori se non botto, fumo e stoppaccio. Dentro, non aveva più nulla! Era un uomo che parlava, e nient’altro.
Il Fascio, intanto, lo aveva messo su. Che fosse proprio tutto di lavoratori, qualcuno dubitava. Neanch’agli, Propaganda, forse avrebbe avuto il coraggio d’affermare che quegli stessi non lavoratori iscritti fossero molti per ora. Ma il forte era cominciare; e così, a poco a poco, si comincia.
Certo, una bella retata, un’entratura solenne con qualche migliajo di socii raccolti in un sol giorno sarebbe stata possibile a Porto Empedocle soltanto, tra gli uomini di mare, i carrettieri, i mozzi delle