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Guardava lassù, gonfio d’orgoglio, con aria di protezione, quelle vecchie casupole del quartiere di San Michele, tane di miseria; quelle anguste viuzze storte, sudice, affossate; e gli occhi gli sfavillavano.
Più che con gli uomini, se la intendeva per ora con le pietre corrose e annerite di quelle casupole, coi ciottoli mal connessi di quelle viuzze dirupate; parlava con esse in cuor suo; diceva loro: “Bai bai!„. Sopratutto per l’onore del paese, infatti, egli aveva lottato e lottava, perchè non si dicesse che Girgenti sola, quando tutta l’isola era in fermento, restava muta e come morta. Presto in quelle case, presto per quelle vie una nuova vita avrebbe tripudiato.
Era un gran dire però, che gli dovesse costar tanta fatica il persuadere a gli altri di fare il proprio bene; che tutti lo dovessero costringere ad affannarsi, a incalorirsi in quell’opera di persuasione così, che quasi quasi si poteva sospettare ch’egli ci avesse qualche fine segreto o qualche tornaconto!
Chi glielo faceva fare? Oh bella! Era stato messo da canto, quasi espulso dalla società, reso nella sua stessa casa superfluo. Con le buone e con le cattive gli avevano detto e dimostrato che se ne poteva pure andare; che non si aveva più alcun bisogno di lui. Dopo averlo spremuto come un limone, avergli disonorato una figlia, inzaccherata di fango la canizie, averlo calunniato e infamato, volevano buttarlo via? Ah, no! Queste cose al Pigna non si facevano. Non solo non era superfluo, ma anzi necessario, perdio, voleva essere: necessario, a dispetto di tutti! E presto se ne sarebbero accorti gli ignoranti che non volevano riconoscerlo. Se altri lavorava per il suo mantenimento, egli non ne profittava che per lavorare a sua volta per gli altri; con