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subito. E questo forse, ecco, faceva più dispetto al padre, aver dato egli cioè a quel giovine il mezzo di non aver più bisogno di lui, e averglielo dato per un dovere che a lui lo legava. Voleva che tutti fossero docili strumenti nelle sue mani; e Aurelio invece avrebbe potuto levarglisi contro, dov’egli più temeva la ribellione: nel cuore di sua figlia. Sì, sì, perchè sapeva bene che ella lo amava. Così lo avesse saputo Aurelio! Ma che sarebbe intanto avvenuto, se davvero il padre, chiuse le zolfare, lo aveva licenziato? Aurelio se ne sarebbe andato di nuovo lontano, sarebbe forse ritornato in Sardegna, senz’alcun sospetto dell’amore di lei, e forse, là....

Dianella tornò a nascondersi il volto tra le mani. Nel vuoto angoscioso, fissando l’udito, senza volerlo, nel fitto, continuo scampanellio dei grilli, le parve ch’esso nel silenzio diventasse di punto in punto più intenso e più sonoro; pensò ai tumulti d’Aragona e di Comitini; e quel fervido concento divenne allora per lei, a un tratto, il clamore lontano, indefinito d’un popolo in rivolta, di cui Aurelio, ribelle, andava a farsi duce e vendicatore. E lei? e lei?

Scoprì il volto: come un sogno le apparve allora la pace abbandonata della campagna, lì presente, all’umido e blando albor lunare. E un fresco rivo inatteso, di tenerezza, le scaturì dal cuore; e altre lagrime le velarono gli occhi.

Ah, era pur bello, tanto, lo spettacolo di quella profonda notte lunare su la campagna, con quegli alberi antichi, immobili nel loro triste sogno perenne, sorgente col fusto dal grembo della terra, con quei monti laggiù che chiudevano, cupi contro il cielo, il mistero degli evi più remoti, con quel tremulo limpido assiduo canto dei grilli che, sparsi tra le erbe dei piani, pareva persuadessero all’oblio d’ogni cosa.