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Dianella allora s’impuntò e sostenne lo sguardo del padre con fredda fermezza.
— Ti ho detto di no.
Il sospetto che il padre con quel discorso avesse voluto tenderle un’insidia era divenuto certezza. Forse non era neanche vero che Ninì De Vincentis gli avesse fatto quella richiesta. E l’essersi il padre servito di lui, povero e nobile giovine troppo dabbene, quasi per metterlo in dileggio, le parve odioso sapendo il De Vincentis anche per altro vittima del padre.
Questi non disse più nulla; rimase ancora un pezzo alla finestra, a guardar fuori, poi se ne ritrasse con un sospiro e salutò la figlia per andare a dormire.
— Buona notte, — gli rispose Dianella, freddamente.
Appena uscito dalla camera il padre, ella si nascose il volto tra le mani e pianse, pianse impetuosamente, muta, frenandosi. Le parve che il padre si fosse divertito a straziarle il cuore, come un gatto col topo. Oh Dio, perchè, perchè così cattivo anche con la propria figlia, quando gli sarebbe stato così facile esser buono con tutti? Se veramente voleva ch’ella gli dicesse il suo segreto, ricordandole che non aveva più da confidarsi con altri, se non con lui, perchè, nello stesso momento che le poneva innanzi la sorte crudele che le aveva tolto il consiglio e l’amore della madre, le tendeva un’insidia? Dunque no; era certo ormai: egli non voleva che lei amasse Aurelio. Aveva chiuso le zolfare; forse aveva posto a effetto la minaccia della mattina: “Caccio via tutti!„ Anche Aurelio? Oh, Aurelio non aveva più bisogno di lui, adesso! Perduto quel posto, tanti altri, anche di migliori, avrebbe potuto trovarne