Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
la domanda mi fosse stata rivolta in altro giorno, in altro modo; ma avrei risposto di no, almeno con più garbo, ecco, dopo aver parlato con te.
Dianella temette, ascoltando queste parole calme e lente del padre, che questi potesse udire il violento martellare del cuore di lei, sospeso in un’aspettazione angosciosa, tra l’impetuoso ribollimento di tutto il sangue per le vene.
— Mi hanno chiesto.... tu m’intendi, — seguitò il Salvo, voltandosi a spiarla negli occhi. — E io, certo che la mia buona figliuola, così savia, non poteva aver fissato neanche per un minuto la propria attenzione su un giovane — oh, buono, sì; ma pure, per tante ragioni, non adatto nè degno — preso in un momento, proprio inopportuno, ho rifiutato, senz’altro. Vediamo un po’, non indovini?
— No.... — rispose, più col fiato che con la voce, Dianella, mentre in seno tutta l’anima sconvolta le tumultuava.
— Non indovini proprio? — insistette il padre, sorridendo, come conscio della tortura che le infliggeva. — Su, pròvati....
— Non.... non saprei.... — balbettò ella.
— E allora bisognerà che te lo dica, — concluse il padre, — perchè tu sappia regolarti. Il De Vincentis....
— Ah! — esclamò Dianella, con uno scatto di riso irresistibile. — Quel povero Ninì!
— Quel povero Ninì, — ripetè il padre, scrollando il capo e sorridendo anche lui. — Dunque, te l’aspettavi?
— No, ti giuro, — s’affrettò a rispondergli Dianella, con vivacità. — M’ero accorta, sì....
— Ma t’aspettavi qualche altro? — tornò a domandare il padre, pronto, guardandola più acutamente.