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Assorta in questi pensieri, Dianella s’era seduta sotto un olivo sul ciglio del profondo burrone, e guardava la dirupata costa di rimpetto, dove pascolava una greggiola di capre scesa dalle terre di Platanìa.
Ella, il giorno dopo l’arrivo in quella campagna, s’era sentita quasi rinascere a un tratto. L’aria di selvatica rustichezza, che la vecchia villa aveva preso nell’abbandono; la malinconia profonda che da quest’abbandono pareva si fosse diffusa tutt’intorno, nei viali, nei sentieri solinghi, quasi scomparsi sotto le borraccine e le tignàmiche, ove l’aria — fresca dell’ombra degli olivi e dei mandorli o delle alte spalliere di fichidindia — era satura di fragranze, amaro di prugnole, dense e acute di mentastri e di salvie; e quell’ampio burrone precipite; e la chiara e gaja vicinanza del mare; e quegli alberi antichi, non curati, irti di polloni selvaggi, sognanti nel silenzio della solitudine immensa, si accordavano soavemente con l’animo in cui ella si trovava.
Ora, invece, quei discorsi del padre.... l’ira contro Aurelio.... e quello sciopero di solfarai ad Aragona.... le minacce.... E lei, lì sola, senza nessuno veramente con cui vôtarsi il cuore!... Aver la madre e non potersi rivolgere a lei, e vedersela davanti, peggio che morta — viva e vana....
Lustreggiava per un tratto, tra i culmi radi delle canne in fondo al burrone, un ruscelletto, che a un certo punto era stato tagliato dai lavori di presa per la linea ferroviaria. Ella vi fissò gli occhi e le sorse allora spontanea l’immagine che fosse rimasta appunto come quel ruscello, lei, come un ruscello a cui una mano ignota per malvagio capriccio avesse traviato, presso la fonte, la vena con irti e grevi sassi; e l’acqua di là si fosse sparsa stagnante, e di qua il