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— È stata qui mia sorella.

— Qui? — domandò con vivo stupore il vescovo.

Don Ippolito allora gli parlò brevemente della visita e della violenta scossa ch’egli ne aveva ricevuto.

— Oh comprendo! comprendo! — esclamò Monsignore, scotendo le bianche mani intrecciate e socchiudendo gli occhi anche lui.

— Come ridotta.... — sospirò don Ippolito profondamente.

Per cangiar tono al discorso, Monsignor Montoro, dopo aver tirato dentro aria e aria, sbuffò:

— E intanto il nostro paladino vuol montare a ogni costo in arcione; e sarà un nuovo scandalo, che avrei voluto almeno evitare....

— Capolino? — domandò, accigliandosi, don Ippolito. — Battersi?

— Ma sì! Aggredito....

— Lui? Il Préola!

— Lui, anche lui! Non sapete tutto, dunque? Il nostro Capolino fu aggredito la mattina da un tal Verònica, che si trovava insieme con l’Agrò, che tanto m’addolora....

— Non me lo disse, — mormorò quasi tra sè don Ippolito.

— Perchè pare, — spiegò Monsignore, — almeno a quel che si dice in paese, pare che l’Auriti non sapesse della rissa della mattina. Basta. Bisognerà chiudere un occhio, perchè lo sfregio, eh, lo sfregio è stato molto grave: gli hanno strappato il giornale in faccia, su la pubblica via.... Sapete che il nostro Capolino è focoso, cavaliere compito.... Non è stato possibile ridurlo a ragione, all’osservanza del precetto cristiano.... Ha già mandato il cartello di sfida....

— So che tira bene di spada, — disse don Ippo-