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che intrigo fra lei e il nipote, si fosse pentito della domanda inopportuna, e si affrettò a rispondere:

— Non è dei nostri, sa! Sta qui a Roma in casa del signor Roberto. Studia all’Università.... Ma temo che....

S’interruppe, accorgendosi che il Laurentano, astratto, assorto, non le badava; e subito riprese:

— Le reco i saluti del Lizio presidente del Fascio di Girgenti, e i saluti di mio padre. Anch’io credo, se posso esprimere il mio avviso, che non sia tempo d’agire. Abbiamo nel Fascio di Girgenti circa ottocento iscritti.... Ma son nomi soltanto: pochi vengono, pochi pagano....

— Ma sì, ma sì, ma sì.... — le disse allora, graziosamente ridendo con tutto il volto bruttissimo, Lino Apes, quasi per farle intendere, che egli aveva parlato a quel modo col solo intento di cacciar via tutti. — Agire? Ma sarebbe una pazzia! Che si celia?

Gli occhi di Celsina schizzarono fiamme. Lo avrebbe schiaffeggiato. Gli sorrise. Tese la mano a Lando Laurentano e:

— Mi permettano, — disse. — Li lascio in libertà.


La calandra.


Il quondam tenore Olindo Passalacqua, marito onorario della maestra di canto signora Lalla Passalacqua-Bonomè, nonchè censore effettivo del Privato Conservatorio Bonomè, da circa due ore cercava in tutti i modi di tenere a freno la muta rabbiosa impazienza di Antonio. Parlava, parlava sottovoce, e ogni tanto, di nascosto, se Antonio Del Re sbuffando guardava altrove, cavava fuori lesto lesto l’orologino della moglie e — Poveretto, ha ragione! —