Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/86


— 80 —

teorica di esso. Per altro, ora questo sentimento era già divenuto coscienza lucida e ferma, e si dimostrava in tutti i modi. Un vero spirito fraterno si era diffuso tra i contadini e gli operai, per cui nei numerosi arresti recenti si eran veduti i compagni liberi mantenere i carcerati e le loro famiglie; nella disgrazia di qualcuno, il pronto soccorso di tutti e l’assistenza e la sorveglianza amorosa. Ecco la ronda dei decurioni, la sera, per le strade e le osterie delle città e delle campagne, perchè i fratelli non trascendessero ad atti violenti, eccitati dal vino.

— Questi sono gli arruffapopoli, on. Covazza! — esclamò a questo punto, concludendo, Cataldo Sclàfani con gli occhi lustri d’ebrezza e per la sua propria commozione. — Vergognatevi delle vostre accuse! Siamo qui oggi, a Roma, di fronte, due generazioni. Guardate allo spettacolo che offrono i vecchi, e guardate a noi giovani! Domani da qui il Governo, che protegge tutti coloro che dell’amor di patria affagottato e tolto in braccio si fecero scudo per tanti anni ai sassi del popolo censore, manderà in Sicilia l’esercito e l’armata per soffocare con la violenza questo gran palpito di vita nuova, che noi giovani vi abbiamo destato! Fin oggi la maggioranza del Comitato centrale, di cui fo parte, è contraria a un’azione immediata. Ma presto verrà il giorno, lo prevedo, che le smanie dell’impazienza da tanto tempo represse scoppieranno, e noi capi non potremo più frenare il popolo senza immolar noi stessi.

Lando Laurentano, seduto accanto a Lino Apes, ascoltò il lungo discorso dello Sclàfani a capo chino, stirandosi qua e là con le dita nervose la barba e lanciando occhiate di tratto in tratto a destra e a sinistra.