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si sollevi con chi la porta in sè. Illusioni: bolle di sapone, che possono a un tratto diventar palle di piombo. Lo sapevano bene quei poveri contadini massacrati a Caltavuturo.

Aveva scritto su quella rassegna francese ciò che in coscienza credeva la verità; al solito suo, rudemente e crudamente. Ma volevano dire ch’egli provasse un acre piacere nel porre innanzi così, fuor di tempo e di luogo, le verità più spiacenti, nello spegnere col gelo delle sue argomentazioni ogni entusiasmo, ogni fiamma d’idealità, a cui pur tuttavia era tratto irresistibilmente ad accostarsi.

Scarafaggio con ali di falena lo aveva definito su la Nuova Età Lino Apes: — accostatosi alla fiamma, spariva la falena, restava lo scarafaggio.

Calunnia e ingratitudine! Egli stimava dover suo, invece, serbarsi così frigido in mezzo a tante fiamme giovanili; che se queste non eran fuochi di paglia, alla fine si sarebbe scaldato anche lui; e se erano, faceva il bene di tutti, spegnendoli.

Forse la sua stessa figura, grassa e pure ispida, quegli occhi vitrei, chiari, aguzzi dietro gli occhiali a staffa, quel naso di civetta, il suono della voce, contribuivano a dar di lui quel concetto, a destare in tutti una repulsione tanto più irritante, in quanto ciascuno poi era costretto a riconoscere che quasi sempre il tempo e gli avvenimenti gli avevano dato ragione, a riconoscerne la dottrina vasta e profonda, la dirittura della mente e della coscienza, l’onestà degli intenti e ad avere stima e anche ammirazione di quella sua franchezza rude e dispettosa e del coraggio con cui sfidava l’impopolarità.

Quell’accoglienza ostile, intanto, Spiridione Covazza sapeva di doverla sopratutto a tre giovani siciliani, che erano nella sala circondati in quel mo-