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— T’ho detto perciò.... — si provò a soggiungere Giulio.

— Che m’hai detto? No! — scattò di nuovo Lando. — Tu vieni a dirmi, Giulio, così: “Eccoti l’arma, l’unica arma con cui puoi uccidere il nemico che sta per sfuggire alla tua vendetta; ma no! quest’arma, tu non devi usarla; tu devi anzi ajutarmi a nasconderla, a levarla di mezzo, per salvarlo!„ Questo vieni a dirmi!

— Perchè vedi il Selmi, ecco, vedi il Selmi e non sai veder altro! — smaniò, esasperato, l’Auriti. — Lo sapevo! Quando ti dirò tutto, mi darai più ajuto?

— Ma che ajuto? — ribattè ancora una volta Lando. — Lo chiami ajuto, codesto? Questa è, da parte mia, complicità! Mi vuoi complice nel salvataggio del Selmi?

— E dàlli! — gridò Giulio. — Roberto! Io voglio salvar Roberto! Mia madre! Che m’importa del Selmi? L’odio, ti ho detto, lo detesto al par di te! Ma devo salvar Roberto....

Lando con un violento sforzo su sè stesso si costrinse alla calma, di fronte a quella cieca, disperata ostinazione del cugino. Volle provarsi a ragionare con lui.

— Scusa, — disse. — Guarda.... guarda, Giulio, rispondi a me. È colpevole Roberto? lo credi tu colpevole?

— Colpevole o non colpevole, — rispose Giulio, scrollandosi, — non si tratta di questo! è compromesso!

— Ma può difendersi, perdio! — ribattè subito Lando.

— Grazie! Lo so. Ma io devo impedire che sia accusato, che sia tratto in arresto, non capisci? —