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voluto accomunarla a sè, come per mettersi con essa di fronte a lei, dicendo che entrambi — lui e la bambina — rappresentavano per lei due sciagure? Che voleva concludere?

Donna Giannetta si pentì d’aver finto di dormire. Rimase ancora un pezzo a pensare, a riflettere; poi uscì dalla camera in punta di piedi e, al bujo, rattenendo il fiato, càuta, tentoni, si recò fino all’uscio della camera del marito. Origliò, poi si chinò a guardare attraverso il buco della serratura.

Francesco D’Atri, seduto lì nella sua camera, come dianzi nella camera di lei, coi gomiti sui ginocchi e la testa tra le mani, piangeva!

Donna Giannetta si sentì fender la schiena da un brivido lungo, e si ritrasse sconvolta, in preda a uno stupore ch’era anche sgomento.

Egli piangeva!

Restò lì, tremante, con l’anima in tumulto, senza riuscire a formare un pensiero. Poi, improvvisamente, temendo ch’egli aprisse l’uscio e la scoprisse lì in agguato, si mosse per rientrare nella sua camera. Ma, passando come una ladra innanzi all’uscio della camera ove dormiva la bambina, s’arrestò.

Anche la bambina, qua, piangeva! Tutt’e due....

Inconsciamente, quasi per trovare un rifugio che la nascondesse a sè medesima in quel momento, schiuse quell’uscio, entrò.

La bàlia, seduta in mezzo al letto, smaniava, disperata. La bambina, dopo un breve sonno inquieto, aveva ripreso a contorcersi per le doglie e a vagire così.

Donna Giannetta non intese bene, dapprima, ciò che la bàlia diceva; allungò una mano su la bambina trangosciata e subito la ritrasse, quasi per ri-