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tempesta, ripeteva più arrabbiata che mai, dalla sua remota cameretta in fondo al corridojo:
— Pentìiìtevi, diavolacci!
Il grido strano giunse spiccatissimo in quel momento di silenzio, e tutti, tranne don Cosmo, ne rimasero sbalorditi; anche Lando, già sbalordito per conto suo dalla notizia che gli aveva dato lo zio.
— Chi è?
— Ah, niente, donna Sara! — rispose quegli, come se Lando e i compagni conoscessero da un pozzo la vecchia casiera di Valsanìa. — Mi sta facendo impazzire, parola d’onore.... S’è chiusa da due giorni in camera, e grida così.... È malata, poverina. Anche di....
E si picchiò con un dito la fronte.
I quattro compagni di Lando si guardarono l’un l’altro negli occhi. Dov’erano venuti a cacciarsi dopo tre giorni di fuga disperata? Pazzo era stato dichiarato il vecchio, che aveva fatto loro in principio quella bella accoglienza; pazza era dichiarata ora anche quest’altra vecchia; e che fosse perfettamente in sensi chi dichiarava pazzi con tanta sicurezza quegli altri due, non appariva loro, in verità, molto evidente. Finora quello zio di Lando, tranne che pe’ loro abiti bagnati e inzaccherati, non aveva mostrato altra costernazione.
— State ancora così? — esclamò, difatti, meravigliato, don Cosmo, dopo aver dato quel ragguaglio sul grido di donna Sara; e corse ad aprir la cassapanca, ov’eran risposti i suoi abiti smessi. — Qua, qua.... prendete.... vi dico che c’è roba per tutti!
I quattro giovani non poterono più tenersi dal ridere, e presero ad ajutarsi a vicenda per spiccicarsi d’addosso gli abiti inzuppati di pioggia.
— L’importante, v’assicuro io, — diceva don Co-