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lingue.... quel Cagliostro, dice, se la piglia com’era prima del matrimonio.... Quando l’uomo di guardia corse alla villa ad annunziare la fuga e il cameriere andò a svegliare il principe, dice che egli non alzò neanche la testa dal cuscino e rispose al cameriere: “Ah sì? Buon viaggio! Penserò domani ad averne dispiacere, quando mi sarò levato....„
Don Cosmo negò più volte energicamente col capo e con l’indice dritto, e aggiunse:
— Non sono parole d’Ippolito, codeste!
— Per conto mio, — riprese il Costa, sedendo con gli altri a tavola e cominciando a cenare, — che vuole che le dica? Mi dispiace per il principe; ma ci ho gusto, un gran gusto per l’onta che n’avrà il fratello.... Ah, si-don Cosmo, non so davvero perchè vivo! Vorrei salvarmi l’anima, glielo giuro; vorrei darle tempo di superar la pena, perchè, almeno in punto di morte, potesse perdonare e salirsene a Dio.... Ma no, si-don Cosmo: la pena è più forte e si mangia l’anima; l’odio mi cresce e si fa più rabbioso di giorno in giorno; e allora dico: perchè? non sarebbe meglio ammazzar prima lui e poi me, e farla finita?
— Forse, — mormorò don Cosmo, — gli fareste un regalo....
— Ecco ciò che mi tiene! — esclamò il Costa. — Perchè sarebbe un regalo anche per me!
— Mangiate e non piangete! — gli gridò Mauro.
— Abbiate pazienza, don Mauro, — gli disse allora il Costa, forzandosi a sorridere. — Nei vostri piatti, per il palato mio, ci manca sempre un tantino di sale. Qualche lagrimuccia è condimento.
Don Cosmo, intanto, assorto, mirando attentamente mi pezzetto di carne infilzato nella forchetta Sospesa, diceva tra sè: