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dello Stato della somma di venti milioni di lire per provvedere alle spese necessarie all’esecuzione di queste domande, per l’acquisto degli strumenti da lavoro tanto per le collettività agricole quanto per quelle industriali, e per anticipare alimenti ai socii e porre le collettività in grado d’agire utilmente.
— Ma sono pazzi! ma sono pazzi! — proruppe, tra il baccano generale, Monsignore, levandosi in piedi. — Oh Signore Iddio, che tracotanza! Ma è certo, eh? è certo l’arrivo di questo corpo d’armata? è certo, eh? Qua non si scherza! Oh Dio! oh Dio!
Il giovine segretario s’affrettò a rassicurarlo, poi terminò la lettura del proclama che, concludendo, raccomandava la calma, perchè coi moti isolati e convulsionarii non si sarebbero raggiunti benefizii duraturi, e ammoniva che dalle decisioni del governo si sarebbe tratta la norma della condotta da tenere.
Ma Monsignore, scartando con ambo le mani come superflue quelle raccomandazioni e quegli ammonimenti, ordinò al segretario che subito fosse mandata a stampa la sua pastorale, che certo sonerebbe gradita a quel Generale comandante il corpo d’armata; e sciolse la riunione per recarsi in fretta a Colimbètra a confortare il principe di Laurentano.
Con lungo e strepitoso svolazzìo di tonache e di tabarri quella frotta di canonici, investita dal vento, discese dalle alture di San Gerlando a mescolarsi al subbuglio della città. Il matto, sul terrazzino, gridava, felice, agitando la coperta gialla, come per rispondere allo svolazzare di tutti quei tabarri neri.