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vecchio.... Meglio, meglio.... si leva di patire.... Anch’io l’ho trascurato in questi ultimi giorni.... Assassini! Gli hanno dato il colpo di grazia.... Ma anche, lui però, bisogna dirlo, mangiava troppo.... troppi dolci....

— Eh, sì. Eccellenza, — sospirò Liborio, — glielo dicevo anch’io.... troppi....

— Piglia, piglia, Gnazio.... m’è caduto il fazzoletto. Oh Bella Madre Santissima, che puzzo qui!

E si turò il naso con una mano, restando innanzi alla soglia della cameretta in cui il povero vecchio moriva, sostenuto sul letto dal cuoco, accorso alla chiamata di Liborio.

Trattenuti dall’orrore istintivo della morte, ma forse più dal ribrezzo per l’estrema magrezza di quel volto cartilaginoso, dai peli stinti, dai globi degli occhi già induriti sotto le pàlpebre semichiuse, donna Adelaide e Capolino stavano a guardare, ancora lì su la soglia, allorchè videro la bocca del moribondo aprirsi, aprirsi sempre più, spalancarsi smisuratamente, come forzata con violenza crudele da una molla interna.

— Oh Dio! — gemette donna Adelaide. — Perchè fa così?

Non aveva finito di dirlo, che da quella bocca springò fuori, di scatto, qualcosa, orribilmente.

Donna Adelaide gittò un grido di raccapriccio e levò le mani quasi a riparo del volto.

Liborio andò a guardare sul letto e, scorgendovi una dentiera aperta:

— Niente, Eccellenza! — disse con un sorriso pietoso. — Ha finito di mangiare....

Il cuoco intanto adagiava sul cuscino il capo esanime del povero vecchio.