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prevedere, che soltanto attraverso quelle nozze speciose Adelaide Salvo avrebbe potuto un giorno divenir sua moglie, non già astio avrebbe dovuto provarne, ma piacere. Ma egli allora non lo aveva preveduto, come lo prevedeva adesso; e s’era spiegato quell’astio irragionevole col fatto che in Nicoletta Spoto non sapeva riconoscere una vera e propria moglie, ma più tosto una socia, una compagna di ventura; la vera moglie per lui, anche non più libero, restava sempre Adelaide Salvo.

Ora... Eh, sarebbe stato un nuovo scandalo grosso! Che però — al contrario del primo, finito nel pianto — sarebbe forse finito nelle risa.... E con esso egli si sarebbe rilevato dalla parte di vittima, che gli era toccato di rappresentar nel primo, cioè in quello de la fuga della povera Nicoletta con quello sciagurato del Costa. E Flaminio Salvo, che aveva ordito quel primo scandalo della fuga della moglie, come già quel mezzo matrimonio de la sorella, sarebbe rimasto ora doppiamente scornato e doppiamente punito: punito per mezzo delle sue stesse male arti, del delitto cioè, che aveva liberato lui, Capolino, di Nicoletta, e di quel matrimonio illegale, che, rendendo insopportabile la vita a la sorella, gliela dava in mano, libera di contrarre con lui giustissime nozze.

Marito di Adelaide Salvo, che gli sarebbe importato di perdere la medaglietta di deputato? Già ci voleva ancor molto allo spirare della legislatura.... Egli avrebbe persuaso Adelaide a fuggire con lui a Roma, a riparare in casa de la sorella Rosa. Prudentemente, per raffermar bene il suo diritto di salvatore, si sarebbe prima trattenuto alcuni giorni a Napoli con lei che, poverina, doveva aver tanto bisogno di quegli svaghi, che solamente una città