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Quelle sue nozze con una giovine; l’illusione, che il prestigio del suo passato e degli altissimi onori a cui era venuto, sarebbe valso a compensare, nella stima e nel cuore di lei, quanto di fervor giovanile doveva di necessità mancare al suo affetto grato e profondo; il lusso avventato; la relazione scandalosa della moglie col Selmi; quella bambina.... potevano da un momento all’altro diventare oggetto di pubblico dileggio, pretesto d’accusa e di maligne insinuazioni, ragione di chi sa quali sospetti oltraggiosi.
Tra i fantasmi dell’incertezza, in quella vuota, oscura realtà in cui gli pareva d’essere avviluppato, Francesco D’Atri sentiva di punto in punto crescere in sè la costernazione, ora che le grida rinfuriavano per il salvataggio violento, da parte del Governo, di alcuni parlamentari più in vista e più compromessi. Tra questi era il Selmi, che pure fino a quel giorno si era lasciato esposto allo scandalo. Non glien’avevano detto nulla i suoi colleghi del Gabinetto; ma egli s’era accorto dalle loro arie, che gli si voleva dare a intendere, che il Selmi si salvava per lui. Non era vero! Non per lui, se mai; ma perchè egli era con loro; e, in quel momento, la sua caduta avrebbe potuto determinare il crollo di tutti. Non era intanto peggiore del male quel rimedio? Egli non aveva potuto opporsi; come proferir quel nome? Mondo d’ogni colpa, integro, per una sola debolezza, per quella illusione così presto perduta, si vedeva trascinato dalla moglie giù nel fango della piazza, ove una canaglia famelica di scandalo lo chiamava per farne strazio, accozzando in uno sconcio impasto il suo corpo e quello de la moglie e del Selmi. Ora, con una nuova violenza si vedeva strappato dalla piazza, ma insieme col Selmi, aggrappato a lui e alla moglie, insieme con tutta la