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E Mita, con gli occhi bassi, tremante:
— La sua signora, — disse, — noi l’abbiamo servita e sappiamo quant’era buona.... signora affabile.... e bella, oh quant’era bella.... che pena!
Capolino strizzò gli occhi, si torse un po’ su la seggiola, e domandò con voce grossa:
— Avete avuto una perquisizione in casa?
— Sissignore, — risposero a una voce le due sorelle. Seguitò Mita: — Guardie, delegati, giudici.... come tanti diavoli.... hanno messo tutto sossopra....
— E che hanno trovato?
— Niente!
— Oh Maria, proprio niente.... Qualche lettera.... giornali.... l’elenco dei socii.
— Socii, per modo di dire.... non veniva nessuno....
— Libri.... carte.... Si son portato via tutto.... anche un capo di biancheria, signor Deputato, con una goccia di sangue, che m’ero fatto io, qua al dito, cucendo....
Capolino si strinse il volto con una mano, sotto il naso, e rimase un pezzo, accigliato, a pensare; poi disse:
— Se non verrà fuori qualche compromissione....
— Ah, nossignore! — esclamò subito Mita. — Col fatto, per cui sono stati arrestati, nessuna; certo nessuna! Vossignoria può crederlo....
— Non saremmo venute da Vossignoria.... — ripetè Annicchia.
Capolino tese le mani per arrestarle; si raccolse di nuovo a pensare.
— Sapete, — poi domandò, — che io non sono benvisto dall’autorità? Sapete che, per scusare trenta e più anni di malgoverno, si vuol far credere che tutti questi torbidi in Sicilia siano suscitati sotto sotto dal partito clericale, a cui io appartengo?