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— Qua, così armati, diciamo quasi noi stessi che c’è pericolo; sfidiamo l’assalto; siamo come un piccolo stato, a cui si può fare benissimo una guerra a parte, mi spiego? E domani il prefetto un’offesa a noi sa come la prenderebbe? come una giusta retribuzione. Guarderà gli altri, e per noi dirà: — “Ah, S. E. il principe di Laurentano, vuol fare il re, con la sua milizia? Bene, e ora si difenda da sè!„ — Ma con che ci difendiamo noi? Me lo dica lei.... Che roba è questa?

— Piano.... eh, con le armi....

— Armi? Non mi faccia ridere! Armi, queste? Ma quando si vuole tener gente così.... e vestita, dico, lei mi vede.... coraggio ci vuole, creda, coraggio, a indossare in tempi come questi un abito che strilla così.... e io mi sento scolorir la faccia, quando mi guardo addosso questi calzoni rossi.... Dico, sì-don Salesio, che scherziamo? Quando, dico, si sta sul puntiglio di non volersi abbassare a nessuno....

— Forse, — suggeriva, esitante, don Salesio, — sarebbe prudente raccogliere....

— Altra gente? E chi? Sarebbe questo il mio piano! Ma chi? I contadini? E se sono anch’essi della lega? I nemici in casa?

— Già.... già....

— Ma che! L’unica, sa quale sarebbe?

A voce, non lo disse: con due dita si prese sul petto la giubba; guardingo, la scosse un poco; poi, quasi di furto, fece due altri gesti che significavano: ripiegarla e riporla; e subito domandò:

— Che? No? Lei dice di no?

Don Salesio si strinse ne le spalle:

— Dico che il principe.... forse....

— Eh già, perchè non deve portarla lui! Sì-don Salesio, il cielo s’incaverna, s’incaverna sempre