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guardarla, quando, a colazione, si era rimesso a parlarle. Ma sì, ma sì, certo: era una condizione insolita, la loro; trovarsi così, a esser marito e moglie, quasi senza conoscersi. A poco a poco, certo, sarebbe nata tra loro la confidenza, e..., ma sì! ma sì! certo!
S’era accorta però che, dicendo così, le smanie del Principe eran cresciute, s’eran anzi più che più esacerbate; e con vero terrore aveva veduto riapprossimarsi la notte.
Per parecchi giorni di fila si era rinnovato questo terrore; alla fine aveva ottenuto in grazia d’esser lasciata in pace, a dormir sola, in una camera a parte.
Se non che, il giorno dopo, era sceso a Colimbètra monsignor Montoro a farle a quattr’occhi un certo sermoncino. E allora lei, di nuovo: — Oh Bella Madre Santissima! Ma che!... no.... Ah, come?... che?... che doveva far lei?... Gesù! Gesù!... Alla sua età, smorfie, moine? Ah, questo mai! no no! no no! questo mai! Non erano della sua natura, ecco E, del resto, perchè? Non si poteva restar così? Non chiedeva di meglio, lei.
Che faccia aveva fatto Monsignore!
E la povera donna Adelaide, da quel momento in poi, non aveva saputo più in che mondo si fosse, o, com’ella diceva, aveva cominciato a sentirsi “presa dai turchi„. Ma come? il torto era suo?
Il Principe, tutto il giorno tappato nel Museo, non s’era più fatto vedere, se non a pranzo e a cena, rigido aggrondato taciturno. Aria! aria! aria! Sì, ce n’era tanta, lì; ma per donna Adelaide non era più respirabile. E il bello era questo: che della soffocazione, avvertita da lei, le era parso che dovessero soffrire tutte le cose, gli alberi segnatamente!