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tra parte, come rimaner così, in silenzio, lasciar lì discosta, nel terrazzo, quella donna, che ora gli apparteneva per sempre e che s’era affidata alla sua cortesia, in quella solitudine per lei nuova e certo non gradita? Bisognava farsi forza, vincere la ripugnanza, e riaccostarsi. Ma certo, ormai, di non potere entrar con lei in altra intimità, che di corpo, don Ippolito s’era domandato amaramente, qual altro effetto questa intimità avrebbe potuto avere, se non lo scàpito irreparabile della sua considerazione.

E difatti, quella notte....

Ah, la povera donna Adelaide non si sarebbe potuto mai immaginare un simile spettacolo, di pietà a un tempo e di paura! Le veniva di farsi ancora la croce con tutt’e due le mani. Ah, Bella Madre Santissima! Un uomo con tanto di barba.... un uomo serio.... Dio! Dio! Lo aveva veduto, a un certo punto, scappar via, avvilito e inselvaggito. Forse era andato a rintanarsi, di notte tempo, nelle sale del Museo, a pianterreno. Ed ella era rimasta a passare il resto della notte, semivestita, dietro una finestra, a sentire i singhiozzi d’un chiù innamorato, forse nel bosco della Civita, forse in quello più là, di Torre-che-parla.

Meno male che, la mattina appresso, la vista della campagna e dello squisito arredo de la villa la aveva un po’ racconsolata e rimessa anche in parte nelle consuete disposizioni di spirito, per cui volentieri, ove non avesse temuto di far peggio, si sarebbe lei per prima riaccostata al Principe, a dirgli, così alla buona, senza stare a pesar le parole, che, via, non si desse pensiero nè afflizione di nulla, perchè lei.... lei era contenta, proprio contenta, così....

Le aveva fatto pena quel viso rabbujato! Pover’uomo, non aveva saputo neanche alzar gli occhi a