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almeno, non potendo sbuffare, non potendo gridare per dare uno sfogo alla soffocazione e alle smanie. Alla fine, era riuscita a vincere l’intronamento: gli orecchi le si erano rifatti vivi un istante, ma per fuggire lontano, per afferrarsi a un qualche filo di suono, nell’oscurità della notte, che le avesse dato sollievo, distrazione.

Veniva dalla riviera, laggiù laggiù, invisibile, un sordo borboglìo continuo. E tutt’a un tratto, proprio nel punto che il discorso del Principe s’era fatto più patetico, donna Adelaide era uscita a domandargli:

— Ma che è, il mare? Si sente così, ogni notte?

Don Ippolito, dapprima stordito ( — il mare? che mare? — ), si era poi sentito cascar le braccia:

— Ah sì.... è il mare, è il mare....

E le aveva lasciato la mano e si era scostato.

Donna Adelaide, imbarazzata, non sapendo come rimediare all’evidente mortificazione del Principe per quella domanda inopportuna, non aveva saputo rimediare altrimenti, che insistendo:

— Grida così, ogni notte?

La risposta s’era fatta aspettare un po’; alla fine era arrivata da lontano, grave:

— Ogni notte, no; quand’è scirocco....

Quella remota voce del mare era a lui cara e pur triste. Tante volte, nella pace profonda delle notti, gli aveva dato angoscia e compagnia. Abbandonato su la sedia a sdrajo, s’era lasciato cullare da quel cupo fremito continuo delle acque, che gli parlavano di terre lontane, d’una vita diversa e tumultuosa, ch’egli non avrebbe mai conosciuto. S’era sentito ripiombare tutt’a un tratto da quel richiamo nella profondità della sua antica solitudine.

Come più riprendere il discorso, adesso? E, d’al-