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rimorso, nè per pietà, nè più da alcun affetto, nè più da alcuna speranza, nè più da alcun desiderio, quella lucida, crudele limpidità di spirito? Lui solo, E, come per assaporare lo scherno della sua sorte, si accostò ancora una volta all’usciolino dello scompartimento, con l’orecchio allo spiraglio, ad ascoltare i discorsi vani del vecchio e della figliuola.


L’ultima lacrima.


Appena Mauro Mortara, arrivato a Girgenti, potè strapparsi dalle braccia di Dianella Salvo, corse di furia alla casa di donna Caterina Laurentano. Vi trovò Antonio Del Re ancora tra le braccia della madre, che invano, stringendolo, scotendolo, smaniando, cercava di spetrarlo.

Come Anna vide entrar Mauro, gli corse incontro, lasciando il figlio:

— Che ha? che ha? ditemi voi che ha!

Ma il Mortara le scostò le braccia e gridò più forte di lei:

— Vostra madre? Dov’è vostra madre?

Sopravenne Giulio, in pochi giorni invecchiato di dieci anni. Negli occhi, nelle braccia protese aveva la speranza di aver da Mauro qualche notizia precisa su l’arresto di Roberto, sul suicidio del Selmi, se questi veramente avesse lasciato qualche dichiarazione in favore del fratello, come dicevano i giornali. Dal nipote non aveva potuto saper nulla, per quanto, tra le braccia della madre, lo avesse furiosamente scrollato per farlo parlare.

Ma il Mortara scostò anche lui, ripetendo, testardo e violento: