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Antiche ragioni, per una almeno delle vittime; altre nuove, che ora si divulgavano e accrescevano, tra lo stupore e la pietà, il tragico dell’avvenimento, se trattenevano il rimpianto, non potevano impedir là commiserazione per l’atrocità di quella morte, l’indignazione per l’infamia che si riversava per essa su l’intera provincia.

Viva ancora innanzi agli occhi di tutti era l’immagine della bellissima donna, quando, altera, squisitamente abbigliata, passava nella vettura del Salvo e chinava appena il capo per rispondere ai saluti con un sorriso quasi di mesta compiacenza. Tutti vedevano entro di sè, con una strana nitidezza di percezione, qualche particolarità viva del corpo o dell’espressione di lei, il bianco dei denti appena trasparente tra il roseo delle labbra, in quel sorriso; il brillar degli occhi tra le ciglia nere; e si domandavano con una indefinibile inquietudine, chi avrebbe potuto immaginare, allora, che dovesse esser questa la sua fine.

Per lasciare, così d’un tratto, gli agi e gli onori, a cui, col Salvo amico e col marito deputato, era salita, e prender la fuga con uno, al quale, prima, aveva ricusato d’unirsi in matrimonio, via, certo il cervello doveva averle dato di volta. Ma forse per astio, ecco, per astio contro Dianella Salvo, che amava segretamente il Costa.... Forse? E non si sapeva già, che quella poverina, appena avuta notizia della fuga e di quel macello, era impazzita, come la madre?

Dunque, dal tradimento quei due, da un’avventura che forse per uno solo di essi era d’amore, e che già di per sè avrebbe suscitato tanto scandalo in paese, erano balzati a quella morte. Ma come, perchè si erano diretti ad Aragona, dov’egli doveva sapersi