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Francesco Vella gli aveva domandato, se si fosse mai accorto che la figliuola amava il Costa.
— Se tu non lo sapevi!
— Io lo sapevo. Ma potevo io, io padre, profferire la mia figliuola a un mio dipendente? Quel disgraziato, lui, non se n’era accorto, per la modestia della mia figliuola, e perchè a lui stesso non poteva passare per il capo una tal cosa; tanto più che, da un pezzo, era invescato nella passione per quell’altra disgraziata.... Ma il torto è mio, il torto è mio: io non ho scuse! Nessuno meglio di me può sapere, che il torto è mio! Avevo beneficato quel povero giovane, come avevo beneficato tutti coloro che laggiù lo hanno assassinato! Qual altro frutto poteva recare il beneficio? Il Costa era cresciuto a casa mia, come un figliuolo; e quella mia povera ragazza.... Ma sì, certo! E io, lo vedevo bene la necessità che il male da me fatto in principio, beneficando, si dovesse compiere con un matrimonio; però, lo confesso, mi ripugnava, e cercavo d’allontanarlo quanto più mi fosse possibile. Ma, vedete; intanto, avevo richiamato quel figliuolo dalla Sardegna, e lo avevo assunto alla direzione delle zolfare d’Aragona; e ora, qua a Roma, avevo detto al Capolino che, se il Costa fosse riuscito a domare quei bruti laggiù, io gli avrei dato in premio la mia figliuola. Notate questo: che dunque Capolino sapeva e, per conseguenza, sapeva anche la moglie, che questo era il mio disegno. Sì, è vero, sotto, avevo altre intenzioni, o piuttosto, una speranza.... Signori miei, io potevo bene per la mia figliuola aspirare a ben altro.... (e, così dicendo, fissò negli occhi Lando Laurentano). La avevo perciò condotta a Roma e mi proponevo di lasciarla qua in casa di mia sorella, con la speranza che si distraesse da quella sua pue-