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— Il cugino! il cugino! E lui se ne va dai Vella! Gli arrestano il cugino, don Roberto Auriti, uno dei Mille, che al Sessanta aveva dodici anni, e combatteva! E suo padre mi morì qua tra le braccia, a Milazzo.... Arrestato! Sotto gli occhi miei! A questo, a questo mi dovevo ritrovare!
S’era messo a gridare in vettura e a gesticolare e a pianger forte; e tutta la gente, a voltarsi, a fermarsi, a commentare, nel vederlo così stranamente parato, con quello zainetto dietro le spalle, in fuga su quella vettura e vociferante.
— Statevi zitto! statevi zitto!
Ma che zitto! Voleva giustizia e vendetta Mauro Mortara di quell’arresto; e come Raffaele, per farlo tacere, gli parlò della visita che, alcuni giorni addietro, forse per questo, don Giulio, il fratello di don Roberto, aveva fatto al padrone:
— Ma sicuro! — gridò, sovvenendosi. — C’ero io! c’ero io! E l’ho visto piangere! Per questo, dunque, piangeva quel povero figliuolo? Voleva ajuto.... E dunque.... e dunque don Landino gliel’ha negato? Possibile?
— Forse perchè la somma era troppo forte....
— Ma che troppo forte mi andate dicendo! Quando si tratta dell’onore d’un patriota! E lui è ricco! E sua zia non ebbe nulla dei tesori del padre, che si prese tutto il fratello maggiore.... Oh Dio! Dio! Donna Caterina.... l’unica degna figlia di suo padre.... Ora donna Caterina ne morrà di crepacuore.... ma se è vero questo, per la Madonna, che gli ha negato ajuto, non lo guardo più in faccia, com’è vero Dio! Non ci credo! non ci voglio credere!
Arrivato in casa Vella però, vi trovò tale scompiglio, che non potè più pensare a domandar conto a Lando dell’arresto di Roberto Auriti.