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tidiane; dalle fastidiose risse dei piccoli uomini, che volevano contendergli il passo e il respiro. Si sentì lassù libero e solo, libero e sereno, sopra tutti gli odii, sopra tutte le passioni, sopra e oltre il tempo, inalzato, assunto a quella altezza dal suo grande amore per la vita, solo con esso e in esso, ch’egli difendeva, uccidendosi. E in esso e con esso si sentì puro, in un attimo, per sempre. Nell’eternità di quell’attimo si cancellarono, sparvero assolte le sue debolezze, i suoi trascorsi, le sue colpe, già che egli era pure stato un uomo e soggetto a contrarie necessità. Ora, con la morte, le avrebbe vinte tutte. Restava solo, in quel punto, luminoso indefettibile immortale il suo amore per la vita, l’amore per la sua terra, per la sua patria, per cui aveva combattuto e vinto. Sì, come i tanti che avevano avuto lassù, in difesa di Roma, una bella morte, troncati nel frenetico ardore della gioventù e resi immuni di tutte le miserie, liberi di tutti gli ostacoli, che forse nel tempo li avrebbero deformati e avviliti. Ora, in quel momento, anch’egli, spogliandosi di tutte le miserie, liberandosi di tutti gli ostacoli, acceso e vibrante dell’ardore antico, con negli occhi l’oro dell’ultimo sole su le case della grande città quadrata, si foggiava com’essi una bella morte, una morte che lo inalzava dinanzi a sè stesso, senza invidia per quelli effigiati e composti lassù per la gloria in un mezzo busto di marmo.

Pensò che aveva con sè la boccetta del veleno; ma no! a casa! a casa! tranquillamente, sul suo letto: senza dare spettacolo!

E ridiscese alla città.

Ridisceso, gli parve di aver lasciato la propria anima lassù, nel sole. Qua, nell’ombra, era il corpo, ancor vivo, per poco. Si guardò le mani, le gambe,