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— Come? — seguitò Mauro, guardando Antonia Del Re.
Non ottenendo risposta da nessuno, andò incontro a quell’estraneo e, levando un braccio, lo apostrofò:
— Voi! voi siete venuto qua per arrestare don Roberto Auriti?
— Mauro! — lo interruppe questi. — Per carità, Mauro.... lascia!
— Ma come? — ripetè Mauro Mortara, rivolgendosi a Roberto. — Arrestano voi? Perchè?
Roberto accorse a dare una mano al Passalacqua, alla studentessa di canto, a Celsina, che non riuscivano a sorreggere la signora Lalla, la quale si dibatteva e si scontorceva, tra urli, singhiozzi, gemiti e risa convulse.
— Di là, per carità, di là, portatela di là! — scongiurò.
Ma non fu possibile. Il Passalacqua, invece di avvalersi dell’ajuto di Roberto, pensò bene di buttargli le braccia al collo, rompendo in singhiozzi ed esclamando:
— Cireneo! Cireneo! Cireneo!
Roberto si divincolò, quasi con schifo, e si turò gli orecchi, mentre il Passalacqua, rivolto a Mauro Mortara, seguitava:
— Patriota, vedete? Così l’Italia compensa i suoi martiri! così!
— Il figlio di Stefano Auriti! — diceva tra sè Mauro Mortara, con gli occhi sbarrati, battendosi una mano sul petto. — Il figlio di donna Caterina Laurentano!... E dovevo veder questo a Roma? Ma che avete fatto voi? — corse a domandare a Roberto, afferrandolo per le braccia e scotendolo. — Ditemi che siete sempre lo stesso! Sì? sì? E allora....