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— Ma dà qui! — disse, ghermendo l’annaffiatojo e avviandosi di furia al terrazzo. — Ma che facciamo sul serio? Annaffiavi? E seguitiamo ad annaffiare! Qua.... qua.... così! così! Pioggia, Olindo! pioggia! pioggia!
E una vera pioggia furiosa si rovesciò dalla mela dell’annaffiatojo addosso a Olindo Passalacqua, che prese a fuggire per il terrazzo, gridando e riparandosi con le mani la testa, inseguito dal Selmi che seguitava a ridere, dicendo:
— Io passo l’acqua, tu passi l’acqua, egli passa l’acqua, tutti passiamo l’acqua!
— Oh Dio! per carità.... no! caro.... nòòò.... ma che fa?... basta.... per carità.... non è scherzo! basta.... uuuh.... basta!...
Alle grida, sopravvennero Nanna, la studentessa di canto, Antonio Del Re e Celsina.
Subito Corrado Selmi, ansante, corse a stringer la mano alla signora Lalla, che rideva, guardando il marito che si scrollava come un pulcino bagnato. Ridevano anche le due giovinette.
— La pianta, Nanna mia, — gridò il Selmi, — qual’è la pianta più utile? Il riso! Coltiviamo il riso! annacquiamo Olindo che fa ridere!
— Ma io piango, invece.... — gemette il Passalacqua.
— E appunto perchè piangi, fai ridere! — ribattè il Solmi.
— Chi fa ridere, invece.... — borbottò Antonio Del Re, serrando le pugna.
— Fa piangere, è vero? — compì la frase il Selmi. — Bravo, giovanotto! Sempre serio! Tu le tue sciocchezze le farai sempre sode, ben azzampate e con tanto di grugno. Noi, le nostre.... qua, censore.... ballando, ballando.... Su, di là, Nanna, di