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che andasse e ritornasse col denaro! a comodo! senza fretta! e dopo aver svelato tutto a Lando Laurentano! imbecille! Ecco: per questo solo fatto, egli avrebbe potuto fare a meno d’esporsi per coprire un inetto. Ma ormai....

Arrivato in via delle Colonnette, salendo la scala semibuja, incontrò Olindo Passalacqua, che scendeva gli scalini a quattro a quattro.

— Ah! giusto lei, onorevole! Correvo in cerca di lei.... Dica, che c’è? che c’è?

— Vento, — rispose Corrado Selmi, placidamente.

Olindo Passalacqua restò come un ceppo.

— Vento? Che dice? Quella denunzia infame? Ma come? chi è stato? roba da sputargli in faccia! Andate a far l’Italia per questa canaglia!

Corrado Selmi gli prese il mento fra due dita:

— Bravo, Olindo! Nobili sensi, invero.... Su, andiamo!

— Aspetti, onorevole, — pregò il Passalacqua, trattenendolo. — La prevengo! Nanna mia non sa ancora nulla. Non sapevamo nulla neanche noi. Per combinazione a mio cognato Pilade capita tra le mani il giornale di due giorni fa.... apre e vede.... ce lo manda su, segnato.... Roberto stava ad annaffiare i fiori in terrazzo.... legge, casca dalle nuvole.... Ma ci si crede? un uomo, un uomo come lui, non leggere i giornali, in un momento come questo! Capisce? come quell’uccello.... qual è? che caccia la testa nella rena.... E gliene compro tre, sa? ogni sera: tre giornali! Ne leggesse uno! Appena lo apre, si mette a pisolare; e poi dice che li ha letti tutti e tre e che dorme poco!

— Lo struzzo, — disse Corrado Selmi. — Permetti?