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suo cimiero di cipressi nel cielo purpureo e vaporoso, e la vasta pianura là, che serve da campo di esercitazione alle milizie, e qua le sponde erbose del fiume, nell’ombra soffusa di viola e d’oro, parevano smaltate. Nel silenzio quasi attonito, più che la voce si sentiva il movimento delle acque dense, d’un verde morto, e qua e là tinte dai riflessi rosei del cielo, qua e là macchiate da qualche cuora nera.
— Bello! — sospirò Celsina, guardandosi intorno, con la impressione che fosse in un sogno. — Com’è bello qua....
Poi, volgendosi ad Antonio, che si era seduto su un masso e guardava verso terra, curvo, con le mani strette tra le gambe:
— Nino, che fai? — gli domandò. – Ma tu non vedi, tu non senti più nulla? Alza il capo, guarda, senti.... questo silenzio qua.... il fiume.... e là Roma.... e io che sono qua con te!
Gli s’accostò, gli posò una mano su la spalla, si chinò a guardarlo in faccia, e:
— Tu non hai ancora vent’anni! — gli disse. — E io ne ho diciotto....
Antonio si scrollò rabbiosamente, per respingerla, e allora ella, sdegnata, alzò una spalla e si allontano.
Poco dopo, da lontano, giunse ad Antonio il canto di lei.
S’aman gli uccelli in fin che i rami han foglie....
Sgorgò la vocina in quel silenzio, limpida e fervida, come la luce della prima stella nel ciel crepuscolare. E mentre ella di là seguitava:
L’un chiama l’altro e la risposta aspetta....
Tempo è di fabbricare i nuovi nidi....