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però, però.... dico, intendiamoci, rispettando sempre le leggi del.... del.... della.... Siamo gentiluomini! Nino, tu lo sai, mi spezzo, non mi.... non mi....

— Che fai? che vuoi? che ti stilli così? — domandò Celsina a Nino, rimasto ansante in atteggiamento truce. — Finiscila! Son proprio furie sprecate.... Io mi sento così tranquilla e contenta! Su, su, per dove si prende, signor Olindo? Tu.... tu guardami.... no, no, guardami bene negli occhi.... qua, dentro gli occhi.... Prima di partire, ti ricordi?

Nino contrasse tutto il volto, nel tremendo orgasmo, e singultò nel naso, premendosi forte un pugno su la bocca.

— Via! basta, ora! Andiamo! — riprese Celsina. — Lei, signor Olindo, mi deve dir questo soltanto, ma me lo deve dire proprio in coscienza: Ho la voce?

Olindo Passalacqua si tirò un passo indietro, con le due mani sul petto:

— Ma io ho cantato con la Pasta, sa lei? con la Lucca ho cantato; io ho cantato con le due Brambilla....

— — Va bene, va bene, — lo interruppe Celsina. — E lei è certo dunque che io abbia la voce?...

— Ma d’oro! — esclamò il Passalacqua. — D’oro, d’oro, d’oro, glielo dico io! E in meno d’un anno lei....

— Va bene, — tornò a interromperlo Celsina. — E allora senta.... un altro favore! A procurarmi l’assegnino, come dice lei, ci penso io. Son capace di presentarmi in tutte le botteghe che vedo, in tutti gli alberghi, uffici, banche, caffè, se han bisogno d’una contabile, giovane di negozio, interprete, quel che diavolo sia! Ho il diploma in ragioneria, licenza d’onore; possiedo due lingue, inglese francese.... Ma anche per sarta mi metto, per mo-