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Commedia da salotto 51

incontrò la mano di Alvise, febbrile e parlante, nella contraddanza, essa gli porse due dita inguantate, come a tutti gli altri. Casalengo ballava anche lui disperatamente, senza riposarsi un minuto, senza lasciare il tempo a un pensiero o ad una parola molesta di intromettersi fra lui e le ballerine che andava invitando una dopo l’altra, quasi indovinando e obbedendo a una parola d’ordine. A un dato punto, nel bel mezzo d’uno sfrenato galoppo, la signora Gemma gli buttò sul viso poche parole rapide.

Le signore s’accomiatavano infine, ancora anelanti, un po’ rosse, coll’allegria e l’eccitazione nelle parole e nel gesto. Alvise Casalengo, che era venuto a salutare fino in anticamera la signora Ginevra, disse tranquillamente al marito di lei che l’aiutava ad infilare la pellicia:

— Comandante, per terminare quel rapporto che mi ha ordinato mi occorrono alcuni schiarimenti... Ero venuto a chiederglieli... ieri sera...

— Ah! — rispose Silverio piantandogli gli occhi in faccia. — Va bene. Mi spiegherà poi....

Alvise vide biancheggiare fugacemente le sottane di lei che montava in carrozza senza neppure osare di volgere il capo, e rimase inquieto sulla porta, la-