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50 I ricordi del Capitano D'Arce

fumo delle sigarette, diceva sempre di no, ridendo e colle lagrime agli occhi.

— No, no... Dite anche di no, voialtri signori mariti!... Aiutatemi!... Lo faccio per voialtri... È tardi... Me ne dispiace, miei cari giovinotti, ma questo non era nel programma... Non voglio farmi tanti nemici... — Il Comandante Silverio l’appoggiava ridendo. Anzi, si avvicinò alla moglie, per farle osservare dolcemente ch’erano circa le due, che essa aveva l’aria un po’ stanca, che si sarebbe affaticata troppo e sarebbe stata una vera imprudenza per lei così delicata... così cagionevole... Invano Gemma vi frapponeva le sue preghiere, il suo ventaglio, l’impegno con Serravalle. La sua amica, in un momento che nessuno poteva udirla, l’aveva supplicata:

— Non mi lasciare andare!... Ho paura!...

I giovanotti muovevano cielo e terra. Infine, come la vinsero, appena risuonarono le prime battute festanti del valzer, la bella peccatrice si lasciò prendere dal ballo, tutta, diventata tutt’altra donna da un momento all’altro, col viso acceso, gli occhi ebbri, il seno palpitante, spensierata, gaia, una bambina, dimenticando ogni cosa, passando da un ballerino all’altro senza un’esitazione o una preferenza. Quando