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Commedia da salotto 43

tava a rifiorire sui lineamenti disfatti: — Ah, lei?... No! Mai più... Del resto non si ballerà...

— Sì, sì, dopo cena, me l’ha detto la contessa... per cominciare l’anno nuovo... Cominci l’anno con una buona azione, lei!... Non ce n’è un’altra che balli il valzer come lei!... Dica di sì! dica di sì!... un giro solo!... l’ultimo!...

— Mai più! mai più!... Sarebbe il primo dell’anno nuovo, se mai.... Non voglio passare tutto l’anno a svenirmi nelle sue braccia.... Sul serio, lei gira troppo in furia.... Mi fa girare il capo.... Si rammenta?

— Ah! per l’amor di Dio.... Non me lo rammenti, piuttosto! Non me lo faccia perdere il capo, lei!... Ha detto di sì!... Consegno qui la sua promessa!...

Ella rideva tutta quanta, come una bambina, a scatti con una fossetta sulla gota, con certi movimenti che facevano sbocciare gli omeri delicati dalla scollatura del vestito. Altri giovanotti le fecero ressa intorno, mentre Serravalle se ne scappava segnando nel taccuino il valzer che le aveva quasi strappato a forza. Ciascuno la supplicava d’accordargli un posto al suo tavolinetto, nel va e vieni degli invitati che sedevano a cena in piccoli gruppi di tre o quattro,