Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/50

40 I ricordi del Capitano D'Arce

nato sul caminetto, si mirò un istante ad assicurare la stella di brillanti che le tremolava fra i capelli, pallidissima, quasi la sfumatura livida che le accerchiava i begli occhi si fosse allargata a un tratto per tutto il viso delicato.

— Sola? — esclamò la contessa Maio. — Libera e sola? Che miracolo!

— Sì — rispose Ginevra collo stesso tono allegro. — Una volta ogni fin d’anno almeno!... Ho lasciato Silverio in anticamera.... coll’Ammiraglio.... Sono fuggita....

Le parole e le labbra ridevano. Ma gli sguardi erravano inquieti, come cercando ancor essi. Alvise, sempre vicino all’uscio, stava a discorrere col suo amico Gustavo, tranquillamente, lisciandosi i baffi tratto tratto per dissimulare una ruga sottile che gli si contraeva di tanto in tanto all’angolo della bocca, e l’ansietà acuta che balenava suo malgrado negli occhi, i quali volgevansi spesso verso il salotto d’ingresso. Dietro a un vecchietto calvo, dinanzi a cui tutti s’inchinavano, entrò il marito della bella Ginevra, col fiore all’occhiello, salutando gli amici, baciando la mano alle signore, solamente un po’ duro e un po’ rigido nel vestito nero, con un lieve aggrottar di so-