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22 I ricordi del Capitano D'Arce

Le dolci parole, il delirio, la frenesia che mi si gonfiarono in cuore allora per chiederle perdono! Come avrei voluto buttarmi a’ suoi piedi e abbracciare i suoi ginocchi, i ginocchi che si accennavano vagamente fra le molli pieghe del vestito bigio!... Essa continuava a scuotere il capo, con un sorriso dolce e malinconico, e riprese:

— Quanti orrori vi avranno narrato sul conto mio... le mie buone amiche... lui stesso, fors’anche! Non negate.... è inutile. Voglio che sappiate tutto... oramai, sul punto di lasciarci forse per sempre!... Come a un fratello... come in punto di morte.... Mi crederete, d’Arce? mi crederete?... Sono stata un po’ leggiera... un po’ civetta anche, mettiamo.... Ecco, vi dico tutto! In casa mia poi, bisogna sapere quante noie! Che scene e che musi lunghi per un misero ballonzolo, fra quattro gatti... per andare una sera a teatro... Non sono né vecchia né gobba infine. Mio marito invece vorrebbe tenermi sotto chiave nella santabarbara della sua nave. Pedante, sospettoso, uggioso! Una cosa tremenda, caro mio! Allora, capite bene.... se bisogna nascondergli le cose più innocenti.... la colpa è tutta sua... E una povera donna... a meno di finir tisica... Sì, parola d’onore, tante volte