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146 Dramma intimo


La prima persona che Anna vide sul marciapiedi della stazione, giungendo, fu Roberto che l’aspettava, solo. Ella si premeva con forza il manicotto sul cuore, quasi le mancasse il respiro. Il marchese le baciò la mano, sul guanto, e le diede il braccio, mentr’essa balbettava:

— Bice?... Come sta?

Fuori era fermo il piccolo coupé del marchese, col servitore accanto allo sportello aperto. Ella esitò un istante, al momento di montare insieme a lui. Poi si strinse nel suo cantuccio, chiusa nella pelliccia, col velo sul viso.

— Bice sta bene, — rispondeva lui, — ... per quanto è possibile.... Sarà tanto contenta! — Sembrava che cercasse le parole, col viso rivolto allo sportello, impaziente d’arrivare. Sfilavano le case e le botteghe illuminate. A un tratto successe l’oscurità, nell’attraversare una piazza. Tutti e due istintivamente, si scostarono e tacquero.

Bice era corsa ad incontrare la madre, e le si buttò al collo con un diluvio di carezze e di parole sconnesse. Era sofferente, e Roberto le diede il braccio per salire le scale. La contessa veniva dopo, un po’ stanca anch’essa, soffocata dalla pelliccia greve.