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114 I ricordi del Capitano D'Arce

destinato, povero Serravalle!... Si rammenta, quella volta che si ballava insieme in casa Maio?

Fu l’ultima sua festa, povera donna. A poco a poco gli amici dileguarono quasi tutti; e ciò la rattristava assai, quantunque non lo dicesse. Chiedeva di loro ai pochi fedeli che continuavano a farle visita, di tanto in tanto. Un giorno che le recai il saluto di Alvise provò un gran piacere. — Ah, Casalengo.... si rammenta!... — mormorò lieta.

Volle anche sapere a chi Casalengo facesse la corte, in quel tempo, e le sfavillavano gli occhi alle piccole maldicenze che si fanno sottovoce nei circoli mondani.

— Colui, sì!... sa vivere! — ripetè, e accennava pure col capo, assorta.

Mi era grata del tempo che rubavo “all’altra mia amica„ per dedicarlo a lei, e mi chiamava “il suo buon fratello.„ — Fratello, non è vero? — ripeteva colla sua grazia maliziosa. E c’era quasi un rimasuglio di rancore involontario nella carezza della parola affettuosa.

Alcune volte, quando mi diceva quelle cose, specie sull’imbrunire, che provava una gran tristezza e mi aveva pregato di non lasciarla mai sola, al vedere i suoi occhi luminosi, il sorriso ancora dolce che le