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parte attraverso il prisma dello passioni e dei partiti politici, i giornali ingenerano nel paese la sconfortante sfiducia verso chi lo regge e amministra; ma chi giudica imparzialmente s’ha da convincere, che non siamo scesi ancora si basso nell’esercizio delle nostre libertà più sospirate e più care, che la corda del patriottismo sincero vibra anche oggi sonora nelle nostre aule legislative e che qualche dissonanza che stride qua e là non vale a interrompere l’armonia fra i poteri e gl’interessi della Nazione.

Ecco per sommi capi fatta palese la ragione e l’indole di quest’opera, che potrà avere la sua continuazione nelle legislature seguenti.

Io non so se avrò raggiunto lo scopo che mi sono prefisso colla medesima; ho tentato di mettere insieme un volume che possa riuscire di qualche profitto a chi s’occupa di politica; e se il lungo studio e il lungo amore con cui mi sono accinto all’impresa non servirà a scusarne i difetti, m’auguro almeno che sorga dopo di me qualcun altro a redigere su questo argomento un lavoro più meritevole e duraturo.

E qui prima di finire mi sia concesso di fare appello alla concordia fra quanti amano veramente questa cara patria rivendicata per virtù di sacrificio e di sangue. La tomba del valoroso Monarca rapito crudelmente all’Italia ci è maestra dei più nobili e patriottici esempi: intorno alla bandiera che tiene sollevata in alto Re Umberto, modello di Sovrano costituzionale e continuatore delle virtù paterne, stringiamoci tutti e il nostre paese non temerà impeti dissennati di nemici indigeni e forestieri.

Ottobre 1879.