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Alasia Giuseppe è figlio del patriottico Piemonte. Abbracciata la carriera forense, vi acquistò rinomanza. Entrò per la prima volta alla Camera nel 1860 (legislatura VII), condottovi dei voti degli elettori di Savigliano, i quali anche nella seguente legislatura gli continuarono la loro fiducia. Durante la legislature suddetta, e precisamente il 5 luglio 1861, cessò tuttavia dl far parte dell’assemblea elettiva perchè fu nominato prefetto di Bari e durò parecchi anni a prestar servizio nell’amministrazione provinciale. Nella XI legislatura rientrò alla Camera come rappresentante del collegio di Carmagnola. Devoto al partito di destra ne sostenne mai sempre le idee colla parola e coll’opera, e vi guadagnò meritata autorità fra i colleghi ed i governanti. Resse per qualche tempo e con lode il segretariato generate del ministero della pubblica Istruzione. Elevato alle dignità di consigliere di Stato siede anche oggi nell’illustre consesso ed appartiene alla sezione dell’interno.
Alatri Samuele è uno dei più cospicui e stimati negozianti di Roma, dove nacque poco oltre il principio del secolo. Di religione israelitica, dal 1828 al 1870 egli fu l’instancabile difensore della comunità ebraica romana. Cominciò a lottare contro le eccessive oppressioni emanate da Leone XII, e tanto nelle sue pratiche presso il governo papale quanto nel rapporti cogli ambasciatori francesi ed austriaci succedutisi s Roma e che s’interessavano a migliorare le sorte degl’israeliti, diè prova di fermezza, di prudenza, di temperanra. Massimo d’Azeglio (di cui seppe quadagnar la fiducia) domandò all’Alatri le note che servirono al suo bellissime ed efficace opuscolo sulla emancipazione degl’israeliti: l’Alatri fu onorato anche dell’amicizia di Luigi Carlo Farini e d’altri eminenti uomini politici. Eletto membro de1 Consiglio comunale negli anni 1848~49, Sturbinetti gli affidò non poche importanti mansioni: nella Banca Romana ebbe ed ha altissimi uffici, e nel 1858 fu relatore del progetto di riforma degli Statutl di detta Banca, la quale nel 1854 aveva subita una crisi gravissima: egli contribuì pure a riparare al disastro di detta Banca in occasione della spaventevole crisi nel 1865-66; cosa di cui il commercio di Roma deve serbargli gratitudine imperitura.
Allorchè il fatto del giovinetto ebreo Mortara mosse l’Europa ed esercitò tanta influenza sui destini del dominio temporale del papa, l’Alatri fu quello che sul violento episodio illuminò più d’ogni altro i correligionari all’estero. Entrate in Roma le truppe italiane nel settembre 1870 e tenutosi il plebiscito nel 2 ottobre di detto anno, fu eletto con altri cospicui cittadini a portare a Firenze il risultato del voto popolare. Assessore per le finanze municipali di Rona (1870-71) ebbe gran parte nel dar opera a1 cambiamento del sistema amministrativo, superò le difficoltà relative all’appalto del dazio consumo e del macinato, e seppe in momenti difficili ottenere a buoni patti dalla Banca nazionale un prestito destinato a migliorare e ad ingrandire l’abitato. Dimessosi per naturale stanchezza di troppo assiduo lavoro, tornò ad essere eletto assessore per le finanze negli anni 1874-75 e con somma abilità e prudenza resse l’importantissimo e delicato ufficio. Nelle elezioni generali del 1874 (legislat. XII) gli elettori del secondo collegio di Roma lo vollero loro rappresentante alla Camera, dove portò il corredo delle sue profonde cognizioni finanziarie, fu uno dei membri i pid laboriosi della commissione generale del bilancio e contribuì grandemente a spianare le difficoltà relative ai lavori del Tevere. Quantunque militasse sotto la bandiera del partito liberale moderato non ebbe ritegno di separarsi da’ suoi amici politici nella votazione rilevantissima sui punti franchi Nei comizii generali del novembre 1876 tornò a presentarsi candidato alla deputazione del secondo collegio di Roma; ma il vento della sinistra che fece cadere tante candidature di destra atterrò pure quella d’Alatri che vide eletto in sua vece il professore Francesco Ratti. Conchiudendo dirò che degli uomini onesti e capaci come l’Alari non ve ne sono di molti e che è dovere di una nazione, che vuol essere giusta e progredire nel cammino della civiltà, il tenerli in quel conto che meritano.
Albasio Carlo Francesco notaio sedette per pochi mesi alla Camera nella VII legislatura, rappresentando il V1 collegio di Torino. Benché la sua vita politica si racchiuda in una cerchia molto modesta, l’Albasio non fu inferiore ad alcuno nell’affetto operoso alla patria.