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non deve essere aperta, ed indebolita quella parte, la quale ha da tener diritto, ed insieme tutto il restante dell’Edifizio. Le Pilastrate, ovvero Erte delle porte e delle finestre non vogliono essere nè meno grosse della sesta parte della larghezza della luce, nè più della quinta. Resta che noi vediamo dei loro ornamenti.


CAPITOLO XXVI.

Degli ornamenti delle Porte e delle Finestre.


COme si debbano fare gli ornamenti delle porte principali delle fabbriche, si può facilmente conoscere da quello, che c’insegna Vitruvio al cap. vi. del iv. libro, aggiungendovi quel tanto, che in quel luogo ne dice e mostra in disegno il Reverendissimo Barbaro e da quello ch’io ho detto e disegnato di sopra in tutti i cinque ordini: però lasciando questi da parte; porrò solamente alcune sacome degli ornamenti delle porte e delle finestre delle stanze, secondo che diversamente si possono fare e dimostrerò a segnare ciascun membro particolarmente che abbia grazia ed il suo debito sporto. Gli ornamenti, che si danno alle porte e finestre; sono l’Architrave, il Fregio e la Cornice. L’Architrave gira intorno la porta e deve esser grosso quanto sono le Erte, ovvero le Pilastrate: le quali ho detto non doversi far meno della sesta parte della larghezza della luce, nè più della quinta: e da lui pigliano la loro grossezza il Fregio e la Cornice. Delle due invenzioni che seguono la prima, cioè quella di sopra ha queste misure. Si partisce l’Architrave in quattro parti e per tre di quelle si fa l’altezza del Fregio e per cinque quella della Cornice. Si torna a dividere l’Architrave in dieci parti: tre vanno alla prima fascia, quattro alla seconda e le tre che restano si dividono in cinque: due si danno al regolo, ovvero Orlo e le tre, che restano alla Gola rovescia, che altrimenti si dice intavolato: il suo sporto è quanto la sua altezza: l’orlo sporge in fuori manco della metà della sua grossezza. L’intavolato si segna in questo modo: si tira una linea diritta: la qual vada a finire nei termini di quello sotto l’orlo e sopra la seconda fascia: e si divide per mezzo e si fa che ciascuna di quelle metà sia la Base di un triangolo di due lati uguali e nell’angolo opposto alla Base si mette il piede immobile del compasso e si tirano le linee curve, le quali fanno detto intavolato. Il Fregio è per le tre parti delle quattro dell’Architrave e si segna di porzione di cerchio minore del mezzo circolo e con la sua gonfiezza viene al diritto del cimasa dell’Architrave. Le cinque parti, che si danno alla cornice in questo modo a i suoi membri si attribuiscono: una si dà al cavetto col suo listello, il quale è per la quinta parte del Cavetto: ha il cavetto di sporto delle tre parti le due della sua altezza: per segnarlo si forma un triangolo di due lati uguali e nell’angolo C, si fa il centro: onde il cavetto viene ad esser la Base del Triangolo. un’altra delle dette cinque parti si dà all’Ovolo. Ha di sporto delle tre parti della sua altezza le due e si segna facendosi un triangolo di due lati uguali e si fa centro nel punto H. Le altre tre si dividono in parti diciassette: otto si danno alla corona, ovvero gocciolatoio, co’ suoi listelli, de’ quali quello di sopra è per una di dette otto parti e quello ch’è di sotto e fa l’incavo del Gocciolatoio è per una delle sei parti dell’Ovolo. Le altre nove si danno alla Gola diritta e al suo orlo: il quale è per una delle tre parti di essa gola. Per formarla che stia bene e abbia grazia; si tira la linea diritta A, B, e si

divise