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barche, ordinò un Ponte, opera mirabile e molto difficile per la larghezza, altezza, ed velocità del Fiume. Ma come questo ponte fosse ordinato (benchè egli lo scriva) nondimeno per non sapersi la forza di alcune parole usate da lui nel descriuerlo, è stato uariamente posto in disegno secondo diverse invenzioni. Onde perchè ancor io vi ho pensato alquanto sopra, non ho voluto lassar questa occasione di porre quel modo, che nella mia gioventù, quando prima lessi i detti Commentari, m’imaginai; perchè per mio creder molto si confa con le parole di Cesare; e perchè riesce mirabilmente, come si è veduto l’effetto in un ponte ordinato da me subito fuori di Vicenza sopra il Bacchiglione. Ne è mia intenzione di uoler in ciò confutar le altrui opinioni, conciosiache tutte siano di dottissimi uomini e degni di somme lodi per averne lasciato ne’ loro scritti, come essi l’intesero, ed in questo modo con l’ingegno e fatiche loro molto agevolato l’intendimento a noi. Ma avanti che si venga a i disegni porrò le parole di Cesare, le quali sono queste.

Razionem igitur Pontis hanc instituit. Tigna bina sesquipedalia, paululum ab imo præacuta, dimensa ad altitudinem fluminis interuallo pedum duorum inter se iungebat. Hæc cum machinazionibus immissa in flumine defixerat, fistucisque adegerat, non sublicæ modo directa ad perpendiculum, sed prona, ac fastigiata, ut secundum naturam fluminis procumberent: his item contraria duo ad eundem modum iuncta interuallo pedum quadragenum ab inferiore parte contra uim atque impetum fluminis conuersa statuebat. Hæc utraque insuper bipedalibus trabibus immissis, quantum eorum tignorum iunctura distabat, binis utrinque fibulis ab extrema parte distinebantur. Quibus disclusis, atque in contrariam partem reuinctis, tanta erat operis firmitudo, atque ea rerum natura, ut quo maior uis aquæ se incitavisset, hoc arctius illigata tenerentur. Hæc directa iniecta materia contexebantur, ac longuriis, cratibusque consternebantur. Ac nihilo secius sublicæ ad inferiorem partem fluminis oblique adiungebantur, quae pro Ariete subiectæ e cum omni opere coniunctæ uim fluminis exciperent. Et aliæ item supra pontem mediocri spacio, ut si arborum trunci, siue naves deiiciendi operis causa essent a Barbaris missæ, his defensoribus earum rerum uis minueretur, neu Ponti nocerent.

Il senso delle quali parole è, che egli ordinò un Ponte in questa maniera. Giugneva insieme due travi, grosse un piede e mezzo l’una, distanti due piedi tra se, acute alquanto nella parte di sotto e lunghe secondo che richiedeva l’altezza del fiume: ed avendo con machine affermate queste travi nel fondo del fiume, le ficcava in quello col battipalo non diritte a piombo, ma inchinate, di modo che stessero pendenti a seconda dell’acqua. All’incontro di queste, nella parte di sotto del fiume per spacio di quaranta piedi, ne piantava due altre gionte insieme nell’istessa maniera, piegate contra la forza e l’impeto del fiume. Queste due travi, tramesseui altre travi grosse due piedi, cioè quanto elle erano distanti tra se; erano nell’estremità loro tenute dall’una e dall’altra parte da due fibule, le quali aperte e legate al contrario, tanto grande era la fermezza dell’opera e tale era la natura di tai cose, che quanto maggior fosse stata la forza dell’acqua, tanto più strettamente legate insieme si tenessero. Queste travi erano tessute con altre travi e coperte di pertiche e di gradici. oltre di ciò nella parte di sotto del fiume si aggiognevano pali piegati, i quali sottoposti in luogo di Ariete e congionti con tutta l’opera resistessero alla forza del fiume. E medesimamente