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altra sua opposita manco occupata; si può nelle larghe considerar la vaghezza de’ Tempj e de’ palazzi: onde se ne riceve maggior contento e la città ne diviene più ornata. Ma essendo la Città in regione calda, si devono far le sue vie strette, ed i casamenti alti: acciocchè con l’ombra loro e con la strettezza delle vie si contemperi la calidità del sito, per laqual cosa ne seguiterà più sanità: il che si conosce con l’esempio di Roma, la quale (come si legge appresso Cornelio Tacito) divenne più calda e men sana, poi che Nerone per farla bella, allargò le strade sue. Nondimeno in tal caso per maggior ornamento e comodo delle Città si deve fare la strada più frequentata dalle principali arti e da passaggieri forestieri, larga, ed ornata di magnifiche e superbe fabbriche, conciosiache i forestieri, che per quella passeranno, si daranno facilmente a credere, che alla larghezza e bellezza sua corrispondino ancora le altre strade della Città. Le vie principali, che militari havemo nomate; si deono nelle Città compartire, che caminino diritte e uadino dalle porte della Città per retta linea a riferire alla piazza maggiore e principale, ed alcuna volta ancora (essendone ciò dal sito concesso) conduchino così diritte sino alla porta opposita: e secondo la grandezza della Città si faranno per la medesima linea di tali strade, tra la detta piazza principale, ed alcuna, qual si voglia delle porte; una, o più piazze alquanto minori della detta sua principale. L’altre strade ancor elle si deono far riferire le più nobili non solo alla principal piazza, ma ancora a i più degni Tempj, palagi, portici, ed altre pubbliche fabbriche. Ma in questo compartimento delle vie si deve con somma diligenza avvertire, che (come ci insegna Vitruvio al cap. VI. del primo Lib.) non riguardino per linea retta ad alcun vento: acciocchè per quelle non si sentino i Venti furiosi e uiolenti; ma con più sanità degli abitatori vengano rotti, soavi, purgati e stanchi; ne s’incorra nell’inconueniente, nel quale anticamente incorsero quelli, che nell’Isola di Lesbo, compartirono le strade di Metelino, dalla qual Città ora tutta l’Isola ha preso il nome. Si deono le vie nella città salicare e si legge che nel consolato di M. Emilio i Censori cominciarono a salicarle in Roma, ove se ne veggono ancora alcune, le quali sono tutte eguali e sono lastricate con pietre incerte, il qual modo di lastricare come si facesse si dirà più sotto. Ma se si uorrà dividere il luogo per il caminar degli uomini, da quello, che serve per l’uso de’ carri e delle bestie; mi piacerà che le strade siano così divise, che dall’una e dall’altra parte vi siano fatti i portici, per i quali al coperto possano i cittadini andare a far i lor negotj senza esser offesi dal Sole, dalle pioggie e dalle neui, nel qual modo sono quasi tutte le strade di Padoa Città antichissima e celebre per il studio. ovvero non facendosi i portici, (nel qual caso le strade riescono più ampie e più allegre) si faranno dall’una e dall’altra parte alcuni margini salicati di Mattoni, che sono pietre cotte più grosse e più strette de’ quadrelli: perchè nel camminare non offendono punto il piede: e la parte di mezzo si lascierà per i carri e per i giumenti e si salicherà di selice, o di altra pietra dura. Devono esser le strade alquanto concave nel mezzo e pendenti: acciocchè l’acque, che dalle case piovono, corrono tutte in uno e abbiano libero, ed espedito il lor corso, onde lascino la strada netta, ne siano cagione di cattiuo aere, come sono quando si affermano in alcun luogo e vi si putrefanno.